top of page
Cerca

Attenti alla Storia

Immagine del redattore: Sara Piccolo PaciSara Piccolo Paci

In questa afosa estate bollente, su e giù per l'Italia, capita di trovarsi a vagare per luoghi e per tempi diversi.

Una sorta di macchina del tempo fai-da-te, nella quale puoi ritrovarti, come nella migliore letteratura fantasy, a spasso per vicoli e piazze immerse in passati lontani. O quasi...

Quasi, perchè nonostante tutte le migliori intenzioni, non abbiamo davvero la macchina del tempo e le varie Feste, Sagre, Palii, Rievocazioni e Manifestazioni devono fare i conti con la realtà dell'oggi e le sue numerose sfaccettature...


Accenno soltanto alle complessità legislative per realizzare eventi come questi - dalla necessaria presenza delle forze dell'ordine e del servizio di assistenza medica, alla gestione degli spazi in luoghi pubblici, fino alla presenza di animali che vanno accuditi e seguiti consapevolmente - ma sono realtà che non vanno sottovalutate.


In questa sede, però, voglio parlare soprattutto degli aspetti più "visivi", quelli che richiamano il pubblico e lo coinvolgono maggiormente, ma che sono anche quelli che più facilmente possono indurre incomprensioni e, soprattutto, una falsa visione della storia.

E voi direte: "evvabbè... basta che ci divertiamo!"

Certo, divertirsi è importante, ma non è solo questo.


Il nostro è un tempo difficile, frammentato, con tante potenzialità e altrettante complessità che facilmente diventano occasione per polemiche, divisioni, esasperazioni.

L'interpretazione della storia è materia delicata e non banale.

In effetti, la visione stessa di come si studia la storia è cambiata nel corso degli ultimi decenni: non più solo una lista di date (spesso noiosa ed inutile senza appropriati strumenti di lettura) ma il tentativo di capire come l'essere umano si è relazionato con gli eventi.

Se ci si limita a vedere la storia come una lista di 'dati', un elenco di 'cose', una serie di 'informazioni', allora non sarà molto utile - e questo è tristemente ciò che spesso accade a scuola, dove, per più motivi, i ragazzi si annoiano e trovano la materia 'roba vecchia'.

Ma la storia è ben altro, e spesso mi sento dire: "Ah, Prof... magari l'avessimo studiata così anche al liceo!"

Trovare le relazioni tra l'ieri e l'oggi, investigare sulle motivazioni profonde che hanno portato gli esseri umani nel passato a prendere certe decisioni, fare collegamenti tra sistemi di pensiero di chi ci ha preceduto e quelli del presente, proporre antiche soluzioni per problemi nuovi - o nuove soluzioni per problemi antichi...

In generale, far riflettere e sviluppare un pensiero critico, questo è lo scopo dello studio della storia, oggi.


E' chiaro dunque che vi è una responsabilità nei confronti della comunità di chi organizza e gestisce eventi che hanno a che fare con la visione del passato. Non è un caso se tutte queste manifestazioni hanno avuto origine soprattutto in quei periodi del nostro passato dove più forti erano le difficoltà a comprendere il presente, in rapida evoluzione.

La seconda metà dell'Ottocento, con il successo della grande "pittura di storia", i neo-medievalismi in architettura, in letteratura, poi nel cinema, e le prime grandi manifestazioni cittadine ispirate ad un più glorioso passato, ad esempio.


Erano i tempi di una rapida industrializzazione, della nascita di un sentimento di nazione unita, dei movimenti dalla campagna alle città, dello sfilacciamento delle famiglie patriarcali, della crescita dei movimenti operai, delle prime timide richieste di diritti da parte delle donne...


1859, Faruffini,

Reminiscenze di Firenze (Dante in esilio)

Coll. Priv.




Anche oggi stiamo vivendo un periodo di grande incertezza: la storia può darci l'illusione di controllare parte del nostro presente, riproponendo modelli di interpretazione di vita "già vissuta" e quindi "autentica", a cui ci si può affidare senza timori.

Ma è proprio qui che si rischia di sbagliare.

Perchè la storia non è una serie di "fatti": piuttosto, l'analisi dei collegamenti.

Perchè se "rievochiamo" solo "l'informazione" non facciamo nulla per andare avanti, e rischiamo di passare un messaggio falso: che il passato "va bene così com'è", che il futuro sarà più sicuro se percorriamo strade già percorse, che il cambiamento è pericoloso.

E invece, no.


Quali elementi voglio mostrare al pubblico? Su cosa voglio che sia attirata la loro attenzione?

Voglio che si tramandi un'immagine bacchettona e peccaminosa della donna? E allora giù di streghe scapigliate e prostitute discinte.

Voglio che si capisca invece cosa c'era dietro a questa visione del mondo? Forse è il caso di mostrare che la "strega" era spesso una donna qualunque, in precaria condizione sociale e per questo facile obiettivo di abusi di potere (troppo bella, troppo vecchia, troppo colta, senza famiglia, troppo ricca o troppo povera)...

Si comprende allora come anche le vesti che "metto in scena" trasmettono idee ben precise (del resto, non è così che funziona anche oggi?): i colori, le forme, il vestire, gli accessori, tutto deve comunicare informazioni il più possibile corrette all'interno del contesto che vado a narrare.


Non tutto il popolo veste di grigio e terra - quella è una visione che ci viene sostanzialmente da una certa cinematografia del Novecento; non tutti i ricchi vestono di velluto - è una nostra idea, basata sul fatto che, quando queste manifestazioni sono iniziate, il velluto era un tessuto piuttosto costoso e d'effetto; non tutte le donne devono essere belle, giovani e slanciate per partecipare - questa è la nostra idea di sfilata e di concorso di bellezza; e non tutti i personaggi di colore devono fare per forza i servi o gli schiavi - questo è un nostro pregiudizio basato su qualche secolo di razzismo, che ancora ci fa comodo credere.


Lillian Gish in "Romola"

MGM, 1924

Il suo abito, i ricami, il velo...

Vi ricordano niente?


Ci sono fior di studi che cancellano questi stereotipi e basta voler leggere con un poco di attenzione per realizzare eventi che ci aiutino ad attraversare questi nostri tempi, non con una visione nostalgica ma con la forza della comprensione.

Perchè, possiamo dire quel che si vuole, ma solo se si capisce ciò che ci accade intorno possiamo davvero andare a creare un futuro migliore del presente, e del passato.


Albenga, Palio 2022, Quartiere di Sant'Eulalia, XIII secolo

Una comunità di appassionati, dove la Storia costruisce relazioni nel Presente...






105 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Комментарии


bottom of page