"Quando ti porterai in alcun giardino o campagna, vedendo le specie diverse degli alberi, dei fiori, delle rose, delle pere, delle poma, delle erbe verdeggianti e degli odoriferi gigli, loda e ringrazia Iddio che con immenso potere e sapienza li rinnova ogni anno a dimostrazione della sua grande bontà e per vantaggio degli uomini"
Tommaso da Kempis (1380-1471),
Hortulus Rosarum, cap.18
Maggio, mese delle rose, mese mariano, Festa della Mamma!
Anche adesso tra i regali tradizionali da fare alle Mamme vi sono i fiori - come le
le Azalee della Ricerca AIRC (https://www.airc.it/iniziative/azalea-della-ricerca ), ad esempio.
Nel corso dei secoli la Vergine è stata associata ai fiori, e soprattutto alla rosa e al giglio, ma perché?
Popolarmente si dice che la rosa rappresenti la grazia di Maria e il giglio la sua castità e purezza, ed in parte è vero, ma le raffigurazioni della Madonna che si elaborano nel corso del medioevo e che la vedono protagonista assieme a fiori - e non soltanto rose e gigli - hanno radici più profonde ed allo stesso tempo più significanti.
Il collegamento tra donne, madri e fiori è antichissimo e ne troviamo testimonianza già presso gli Antichi, ma è presente in tutte le culture del mondo ed è un legame profondo. L’origine è intuitiva: la bellezza e la fragilità del fiore lascia il posto alla formazione dei frutti, ed è stato sicuramente facile collegare questi aspetti con la maternità e la bellezza femminile.
“O sposa mia, i tuoi germogli sono un giardino di melograni”, canta il Cantico dei Cantici “di piante di cipro e di nardo; di nardo e di croco, di canna odorosa di cinnamomo, e d’ogni albero d’incenso”. I versi celebrano l’amore sensuale, carnale e spirituale allo stesso tempo, la femminilità che incarna il desiderio e il profumo della vita.
Ma la bellezza non è solo sensualità. Ciascuno di questi fiori e frutti citati, qui come nelle tradizioni di tutto il mondo, è associato a vari simbolismi i cui significati ci conducono verso sentieri insospettabilmente intriganti.
I fiori sono considerati ovunque simbolo di vita e di rigenerazione – è questo il motivo per cui si portano fiori ai morti, in realtà, non tanto perché li si “onora” ma perché ci si augura che aldilà del ‘passaggio’ vi sia una rigenerazione.
Ma le piante sono state, e sono tuttora, alla base della nostra stessa esistenza: nei nostri tempi tristemente afflitti da inquinamento e cambiamenti climatici, sempre più ci stiamo rendendo conto di quanto siamo interconnessi con il nostro pianeta.
Qualcosa di cui gli Antichi erano profondamente consapevoli, e che noi abbiamo invece trascurato negli ultimi duecento anni… e le conseguenze le vediamo adesso.
“Cerca di capire il comportamento dell’acqua, dei minerali, delle piante e degli animali: allora ti sarà facile capire il comportamento umano”: pensate che l’abbia detto uno scienziato? O forse vi sembra l’espressione di uno psicologo? Né l’uno né l’altro – o forse entrambe le cose: sono le parole di George Goodstriker, Anziano Kainai (Blackfoot) del Canada, guida spirituale. Cercare di comprendere la Natura insegna a comprendere noi stessi, e questo è un messaggio che il misticismo di ogni cultura ha raccolto e diffuso.
In tutti i testi antichi e poi nel mondo medievale si afferma con insistenza che le piante medicinali e la scoperta delle loro virtù terapeutiche sono un dono che la divinità concede a coloro che le sono più vicini, e la conoscenza delle piante medicamentose era certamente parte di una tradizione antica, sia orale che scritta.
In Europa, in epoca medievale, il simbolismo di piante, fiori e frutti è stato approfondito dal misticismo cristiano, erede di quelli che l’avevano preceduto.
Giovanni di Paolo, Madonna dell'Umiltà, XV secolo, Boston
Molti abati e badesse erano contemporaneamente esperti di teologia e di botanica, filosofi e medici allo stesso tempo, e le cure erano somministrate assieme a invocazioni e preghiere, sottolineando sia l'aspetto simbolico/magico che quello terapeutico.
Tra XII e XIII secolo iniziano a moltiplicarsi gli scritti di coloro che entrano nello specifico dell’analisi e dell’uso simbolico delle piante, associandone le virtù ai santi, alla Madonna, al Cristo.
Tra i fiori dedicati a Maria troviamo gli stessi che erano già usati in antico nella devozione di grandi divinità femminili, come il croco e il giglio – fiori sacri sull’isola di Creta -, la rosa, il narciso e la viola – che troviamo nel mito di Demetra e Persefone, assieme alla spiga di grano – cui se ne aggiungono di nuovi, come la calendula e la camomilla.
La lista di fiori si allunga via via che la mistica allarga il suo raggio d’azione – e la botanica fa nuove scoperte – ma include sempre anche i fiori più antichi.
Quello che è interessante è scoprire che ciascuna di queste piante aveva non solo virtù spirituali, ma anche proprietà medicamentose, e che ciascuna di esse poteva essere usata nel trattamento dei vari disturbi femminili, cosa che in molti casi è stata accertata dalla medicina moderna.
Lo zafferano, ad esempio, che si trae dal crocus, era usato per i problemi ginecologici e il colore giallo che se ne traeva è stato per secoli il colore privilegiato per la tintura delle vesti femminili, soprattutto nell’area mediterranea antica e in India, fino ad oggi.
Raccolta del Crocus, Akrotiri, Creta, XIV sec. A.C.E.
Il narciso era associato al mito di Demetra e Persefone, nonché consacrato alle Eumenidi, divinità dell’Oltretomba. Probabilmente ciò era dovuto alle leggere proprietà narcolettiche che si pensava avesse, come il papavero, che fino a tempi recenti era usato per calmare i bambini durante le dolorose fasi della prima dentizione.
Le proprietà terapeutiche della rosa canina sono ancora oggi molto conosciute ed apprezzate – si usano nella preparazione di cosmetici e profumi, ma era usata come antinfiammatorio per gli organi genitali femminili e per i disturbi dell’epidermide - così come quelle della calendula, pianta diffusa ovunque, le cui proprietà lenitive e calmanti sono usate nelle piccole patologie della pelle, contro il mal di denti, nelle sindromi mestruali, per il mal di stomaco.
Iris e giglio, benché non siano lo stesso fiore, sono simbolicamente associati nel rappresentare la regalità. In effetti, il giglio delle Annunciazioni non è tanto il simbolo della purezza di Maria, quanto proprio la rappresentazione dell’incarnazione del Cristo: il giglio è il Cristo, sovrano e vulnerabile – come un fiore - allo stesso tempo. Chi non ricorda l’invocazione della laude di Jacopone da Todi Il Pianto della Madonna (post 1270): “O figlio, figlio, figlio! Figlio, amoroso giglio”?
1477-78, Hugo Van der Goes, Trittico Portinari, dett. Uffizi, Firenze
(Iris Germanico, Iris bianco, giglio rosso delle Valli, Aquilegia, grano e violette)
L’iris era conosciuta in Egitto e in Grecia, ed ha numerose associazioni simboliche e mediche: cataplasmi fatti con le foglie erano usati contro le ustioni, mentre in infusione in aceto e miele erano utilizzati contro le piaghe. L’iris germanico, dal colore viola purpureo, era associato alla regalità e solo in seguito venne sostituito dal giglio bianco. Per Rabano Mauro (Allegoriae in Universam Sacram Scripturam), il giglio era “candore della divinità […] il giglio significa il Cristo, ed è possibile nel giglio esprimere la verginità”.
E, tanto per essere precisi, il fiore di Firenze, nonostante sia chiamato giglio, è in realtà un Iris Germanico, ed è infatti colorato, non bianco.
Se avete trovato interessante questo piccolo excursus nel mondo dei fiori ricordatevene quando farete qualche bella passeggiata: prendete nota dei fiori che incontrate e fate una ricerca sulle loro proprietà e sulle simbologie… ne resterete affascinati!
Se poi vi trovate in questo periodo nei dintorni di Firenze, vi ricordo che è aperto il bellissimo Giardino degli Iris, vicino a Piazzale Michelangelo: una visita che riempirà la vostra mente e il vostro cuore di bellezza! Non fatevelo sfuggire!
Per finire, visto che abbiamo parlato di fiori e di colori…
il prossimo appuntamento con Parliamo di… questo mese sarà dedicato proprio ai Colori:
lunedì 31 maggio: “Rosa, celeste e arcobaleno
Breve storia dei colori – e dei loro stereotipi - dal medioevo ad oggi”
Vi aspetto ;-)
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